Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/467

IV. Alhfrto da GnuJiao. 430 LIBRO p. 335); e non è perciò improbabile ch’egli da Padova conducesse seco Rolando. In qual anno ei morisse, non trovo chi ce ne abbia lasciata memoria; nè veggo farsi menzione di lui nelle antiche storie di Padova dopo l’anno 1323. Il Panciroli, sull’autorità dell’Alvarotto giureconsulto del secolo xv, il fa autore di un libro sui Feudi, e di un’operetta in cui trattava dei Re; e avverte insieme che la Somma dell’Arte de’ Notai, che alcuni per errore gli hanno attribuita, è opera di Rolandino Passaggieri bolognese. IV. Più scarse e non meno incerte son le notizie che abbiamo di Alberto da Gandino: e appena sapremmo chi egli fosse, s’egli stesso non ce n’avesse lasciata qualche memoria nella sua opera intitolata de Maleficiis, che è in somma un trattato di giurisprudenza criminale. Il Panciroli dice (De cl. Leg. Interpr l. 2, c. 47) ch’ei fu aretino di patria, ovvero, com’egli afferma di aver letto in certi monumenti, bergamasco. Se i monumenti dal Panciroli veduti sono autentici, non vi ha luogo a dubbio. Ma quando nol sieno, si potrebbe sospettare per avventura che Alberto traesse il cognome da Gandino ragguardevol terra del Bergamasco. Non sappiamo ch’egli tenesse mai scuola; nè nella citata sua opera, che è l’unica ch’ei ci abbia lasciata, ce ne dà indicio alcuno. Ei fu occupato comunemente ne’ tribunali nel carico di assessore, di uditore, o di giudice, come dicevasi, delle appellazioni. Così egli ci dice (De Malef c. de filio familias) che fu presidente in Bologna all’Ufficio de’ maleficj, e che ivi consultò una