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SECONDO 425 fomiti, o Fimmenso studio che avcan fatto: c perciò le lor decisioni, benchè non sieno oracoli cui non sia lecito contraddire, si rispettano nondimeno e si rimiran da’ gravi giureconsulti come cosa venerabile e sacra. Ma il metodo di cui essi usano, la loro soverchia lunghezza, la durezza e barbarie del loro stile, appena permettono di sostenerne per qualche tempo la troppo spiacevol lettura. Convien però qui ripetere la riflessione che più altre volte abbiam fatta. Gli errori e i difetti di questi grand1 uomini sono in gran parte difetti del secolo in cui viveano. La scarsezza de’ libri, la scorrezione de’ codici, la perdita de’ monumenti e la mancanza de’ lumi alla critica necessarj rendeva inevitabili i falli; e taluni che ora si fanno beffe de’ nostri buoni antichi, sallo Iddio, quanto più barbari di essi sarebbero stati, se fosser vissuti a’ lor tempi; e quelli al contrario, che noi or disprezziamo, se vivessero ora, fra la sì gran copia dei mezzi che a noi è conceduta, forse ci farebbon non poche volte arrossire della nostra ignoranza. Rechiamoci dunque col pensiero a quei secoli de’ quali ora scriviamo, e col ponderarne le circostanze, apprenderemo ad avere in qualche maggiore stima que’ che allora ottennero la fama e il nome di dotti giureconsulti. Di questi dobbiamo or ragionare; ma il numero n’è sì grande, che qui più che altrove ci fa bisogno il ristringerci, e il trasceglier que’ soli che o per T opere pubblicate, o per cariche sostenute, o per altro riguardo divenner più illustri. Nel tomo precedente ne abbiam ragionato secondo le università