tempo la signoria di gran parte della Romagna,
di Firenze, di Lucca, di Ferrara, di Pavia,
di Alessandria, di Bergamo, di Brescia, di Genova, d’Asti e di più altre città del Piemonte.
Egli cercò ancora più volte di ricuperare il regno della Sicilia, ove allora regnava Federigo III
d’Aragona; il quale però seppe costantemente
difendersi e respinse sempre l’assalitore, sinchè,
morendo l’anno 1337, lasciò quell1 isola a Pietro II suo figliuolo, che ne tenne il dominio fino
all’anno 1342. Roberto, se traggasene l’ambizione di stendere ampiamente l’impero e di
divenir signore di tutta l’Italia, e l’avarizia di
cui’ su gli ultimi anni fu da molti tacciato, fu
uno de’ più saldi principi che sedesser sul
trono, e in cui tutte quelle virtù si videro mirabilmente congiunte, che rendon dolce a’ sudditi, rispettabile agli stranieri e venerabile alla
posterità il nome di un sovrano. Noi dovremo
parlarne più a lungo nel capo seguente, ove
vedremo quanto magnifico protettore ei si mostrasse delle scienze e delle arti. Colla morte
del re Roberto sembrò interamente oscurarsi la
gloria e la splendore di quella corte. Carlo
duca di Calabria e figliuol di Roberto, ma morto
innanzi al padre, avea lasciate due sole figlie;
la prima delle quali detta Giovanna, maritata
con Andrea fratello di Lodovico re d’Ungheria,
succedette a Roberto. La barbara morte di Andrea strozzato da’ congiurati l’anno 1345 fu
una troppo grave taccia al nome di questa
reina, che per comune testimonianza di quasi
tutti gli storici ne fu rea. Io non mi tratterrò
a riferir le vicende del lungo suo regno, i più