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384 LIBRO Falcucci, ma Falcone. Ma io non credo, come più volte ho avvertito, di dovermi qui trattenere a recarne distesamente i titoli e P edizioni , trattandosi singolarmente di tali opere che ora non senza ragione sono interamente dimenticate (a). Mattia Palmieri, che visse nel secolo stesso in cui il Falcucci morì, ne fa onorevol menzione all1 anno i3t)7 (Lib. de Temporib. (r/) Nella prima edizione, sull’autorità dell’ab. Mehus, io avea asserito che Niccolò avea scritto un trattato intorno alla pestilenza, da lui dedicato al duca di Milano Filippo Maria Visconti; del qual trattato diceva-.» avere avuta copia la libreria del barone di Stosch; ma io avea ancora avvertito che non avendo Filippo Maria avuto il titolo di duca che nel 141 ^ dopo la morte del suo fratello Giammaria , non potea il Falcucci, morto nel x 411 i avergli offerto tal libro. Convien dire di fatto che qualche equivoco abbia preso chi diede all’abate Mehus quella notizia. Perciocchè il Trattato da lui attribuito al Falcucci è di Antonio Guainerio, di cui diremo nel secol seguente. Ed è verissimo ciò che afferma il Mehus, che nella dedica al duca si nomina Antonio Guainerio; ma gli è appunto l’autore che cita se medesimo: Ibis itaque, et bono quidem auspicatu , tractatule. mi, intrepide ibis , neque desines eo usque procedere , quo ad Principem illum celeberrimum (cioè a Filippo Maria) ubicumque fuerit, ad ieri s; cui cum me ejus subdituni fideli ssi munì Antoni uni tic Guaineriis inter artium et Medicinae Doctores pro meo ingenio laborantem commendatissimum feceris , memento hoc ad illo praecipuum impetrare, ut le pendimi te et excutiendum doctissimis et clarissimis physicae contemplatoribus, Magistro Johanni Francisco Balbo meo olim dignissimo praeceptori, Petro de Monte Arano , et Stephano de Burgo , quos suae vitae cuStodes invenies, ve.l quibus licitum fuerit, offerat. Egli è dunque evidente che è il Guainerio stesso l’autore del libro.