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SECONDO ’ 355 ad essa era opportuna. Lasciando dunque tutti gli altri in disparte, io nominerò solamente Domenico di Civasso, perchè egli accrebbe ne’ paesi stranieri onore all’Italia. Il du Boulay dai Registri dell’università di Parigi raccoglie (Hist Univ. Paris, t 4> />•1)954) ch’egli dopo essere stato membro del collegio detto di Costantinopoli , fu poi in quella università professore di filosofia, e che l’anno 1349 tenevane ancora scuola con somma stima e con frequenza non ordinaria di uditori. XXXVII. La filosofia morale ebbe un illustre scrittore nel gran Petrarca. Questo grand’uomo, mi.1 ad iv che se avesse avuti molti altri a sè somigliali- ,rart** ti, avrebbe renduto anche assai più rinomato il secolo a cui visse, a questa parte ancora di studio si volse, e ne trattò più argomenti con felicità maggiore di quella che in tempi sì tenebrosi potea aspettarsi. Abbiamo i due assai lunghi libri da lui intitolati de Remediis utriusque fortunae, e dedicati al suo amicissimo Azzo di Correggio, i quali se non sono un troppo esatto modello della maniera di scrivere in dialogo, contengono però i migliori e i più opportuni avvertimenti che in tal materia si possan dare. I libri della Vita solitaria (*), della (*) La vi lettera del Petrarca del codice Morelliano ci fa conoscere eh* ei non voleva che i due libri De vita solitaria si divolgassero , finchè ei viveva. Perciocchè egli scrive al suo Socrate, che non avendo potuto negarne copia a Filippo vescovo di Cavaillon, una ne mandava a lui parimente , a patto che niun altro , vivente lui, la vedesse; e ne reca per ragione, che in essi avea censurati i vizj de’ più potenti: Summos hic hominuin siilo aiiigi.