Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/382

SECONDO 34f> illustre de Dondi ha preso il cognome. Pier Candido Decembrio ancora, scrittore egli pure contemporaneo al Savonarola , nella Vita del duca Filippo Maria Visconti conferma tutto ciò che da noi si è affermato: Egli ebbe, dice (ib. vol. 20, p. 1017), nella sua biblioteca in Pavia un insigne orologio sopra tutti quelli della nostra età memorabile e quasi divino fatto da Giovanni da Padova insigne astronomo, in cui vedevansi i movimenti de’ sette pianeti. Se M. Falconet avesse veduto questi passi, non avrebbe sì francamente tacciato di errore Giovanni Muller, detto comunemente Regiomontano, astronomo dello stesso secolo xv, per avere scritto in una sua Orazione (Orat. Introd. in Scient. mathem.): Astrarium ejus (di Giovanni Dondi) quod in arce Papiensi Dux Mediolani ho die depositimi tenet. M. Falconet crede che il Regiomontano abbia confusa la macchina del Dondi con un’altra ch’ei dice che Gian Galeazzo Visconti fece lavorare in Pavia l’anno 1402, e ne reca in pruova il testimonio di Bernardo Sacco nella sua Storia di Pavia, stampata l’anno i5(>5. Ma qui ancora s’egli avesse esaminato meglio un tal passo, avrebbe veduto che la sfera, o l’orologio, di cui il Sacco ragiona, è appunto quello del Dondi. Dice egli adunque (Hist. Ticin. l. 7, c. 17) che mentre regnava Gian Galeazzo Visconti (ma non segna l’anno 1402, come M. Falconet afferma) fu lavorato un orologio che non solo segnava le ore, ma i movimenti ancora delle stelle, della luna, del sole; della qual opera, ei dice, non si sa l’autore. Il Sacco dunque non afferma che questo orologio fosse