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SECONDO JO*] forse essergli contrastata. L’ab. Lazzeri dubita che l’iscrizione da noi riferita non sia molto antica, e perciò non molto autorevole) e può nascerne sospetto al vedere che niuno degli storici antichi riconosce Jacopo per autore di detto orologio. Come nondimeno non è questo argomento bastevole a rigettar l’iscrizione, così può concedersi a Jacopo una tal lode, finchè più chiaramente non provisi il contrario. XXIX. Ma o fosse Jacopo, o qualunque altro, l’autore di questo stromento, deesi egli riconoscere come il primo inventore di cotali orologi? Che agli antichi fossero noti orologi di tal natura, che si movessero con qualche ruota, pare che cel persuada un passo di Vitruvio (l. 9, c. 9), ove però l’orologio di cui si parla, è di tutt’altro genere di quelli che noi usiamo. M. Falconet crede ancora (l. cit. p. 451) che orologi a ruota fossero quelli de’ quali parlano Boezio e Cassiodoro, de’ quali noi pure abbiam ragionato, e lo stesso si può dire di quello dell’arcidiacono Pacifico 3 ma troppo poco sappiam di essi, per accertar cosa alcuna: come pure di altri orologi de’ quali altrove si è fatta menzione. Niuno di essi ci è stato descritto dagli autori contemporanei per tal maniera che ci indichi precisamente come fosse formato. E ancorchè si voglia concedere che alcun di essi si movesse per ruote , certamente quest’arte fu poscia dimenticata, nè io ho trovata sicura memoria di orologio a ruote prima del secolo xiv. È certo però, che sul principio di esso un tale stromento già era Tihauosciii, Voi. V. 22 XXIX. Allri *0mi^lianti 11rologipiù antichi di questo.