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332 LIBRO abbiano le lor pazzie. Intorno a che è (legna d’essere letta l’apologia che del Lullo han fatta il Wadingo (Ann. Ord. Min. t. 3) e i continuatori degli Atti de’ Santi (Acta. SS. jun. t. 5 ad d. 30); e io mi stupisco che l’ab. Lenglet o non abbia lette, o abbia sì leggermente scorse le lor ragioni, che appena siasi degnato di darne un cenno. Egli poi nomina due Italiani (l. cit. p. 220) che verso questo tempo scrisser dall’alchimia, cioè Pietro il Buono da Lombardia, di cui dice che lavorava a Pola nell’Istria, e che ha pubblicato un trattato compito della scienza Ermetica, di cui un monaco calabrese, detto Lacini, ci ha dato un compendio; e un altro monaco detto Ferrari o Efferari, di cui pur dice che abbiamo un assai oscuro trattato in questa materia. Ma io credo che questo poco esatto autore abbia qui diviso un solo scrittore in due. Abbiamo più edizioni di un’opera sopra l’alchimia, con diversi titoli impressa, di un Pietro Antonio Boni ferrarese (Mazzuc. Scritt. ital. t. 1 , par. 3 , p. 1637) che or chiamasi Buono da Ferrara, come in un codice che se ne conserva in questa biblioteca Estense, or Pietro Buono lombardo. Al fine del codice Estense si legger Quaestio... per Magistrum Bonum Ferrariensem Physicum sub MCCCXXIII anno... tunc temporis salariatum in civitate Traguriae de provincia Dalmatiae. Ma nelle edizioni il titolo è: Incipit tractatus Magistri Petri boni Lombardi de Ferraria introductorius ad artem Alchemiae compositus 1330 anno... in civitate Polae de Provincia Istriae. Le quali diversità però si possono, come ognun vede, conciliar