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3a6 libro approvato come tale da quattro maestri, e che allora a lui si consegnino. Il co. Mazzucchelli, e più altri riferiscono un’iscrizione in versi, onde ne fu ornato il sepolcro (in tiot. adVillan.); ma ella mi sembra cosa troppo recente , perchè possa addursi come autentico monumento, xxiv.^ ^ XXIV. Il P. Negri ha a questo luogo moltip. Negri nei plicati troppo i suoi scrittori fiorentini. Egli ragionarne. rammenta in primo luogo un Paolo dell’Abbaco (Scritt. fiorent p. 444) buon rimatore verso il 1328, a cui Jacopo figliuol di Dante diè il nome di suo maestro, e dice che se ne trovan poesie nella libreria Chisiana. Di lui infatti ha il Crescimbeni pubblicato un sonetto (Comm. della volg. Poes. l. 3, p. 80) indirizzato al detto Jacopo, il quale rispondendogli il chiama suo maestro. Questo sonetto non ci dà una grande idea del poetico valor di Paolo, di cui pure trovansi alcune altre rime (V. Mazzuc. Scrit. ital. t 1, art. deli Abbaco). Ma io non veggo per qual cagione questi debba distinguersi dal geometra Paolo che anche in aritmetica era versato assai, ed era perciò volgarmente chiamato Paolo dell’Abbaco. A lui soggiugne il P. Negri (l. cit) un altro Paolo dell’Abbaco vissuto, com’egli dice, nel secolo xv, poeta, matematico, medico e astrologo, e di cui molte opere di prospettiva e di geometria conservavansi nel monastero di Santa Trinità. Ma come egli non ci reca alcun monumento a provare che questo Paolo vivesse nel secolo xv, e per altra parte, le cose che di lui ci racconta, convengono ancora al primo Paolo, non veggo per qual ragione debba esser da lui