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004 libro una dichiarazione di Cecco intorno a quella opinione. Fin qui l’Appiani seguito dal conte Mazzucchelli. Ma a me sembra strano che questi due scrittori non abbiano posto mente alla inverisimiglianza di alcune ed alla falsità evidente di altre di cotai cose. La chiamata di Cecco alla corte d’Avignone, e l’onor conferitogli di primo medico di Giovanni XXII, a me sembra assai poco probabile. Egli non ci ha dato alcun saggio del suo valore in medicina; non sappiamo che mai o scrivesse su questa scienza, o ne tenesse scuola, o la esercitasse. L’autorità dell’Alidosi che lo dice sottilissimo dottore di filosofia e di medicina (Dott. Forest. p. 16), non basta a provarlo. Come dunque potè egli in essa ottenere tal fama, che ne giugnesse il nome fino alla corte d’Avignone? Che direm poi dell1 amicizia da Cecco stretta in Firenze con Dante Alighieri, dopo il suo ritorno in Italia? Giovanni XXII fu eletto f)ontefice l’anno i3i6. Dante fu mandato in esilio l’anno 1302, nè mai più rivide Firenze. Come dunque potè egli stringersi ivi in amicizia con Cecco? Vero è però, che tra Dante e Cecco passò amichevole corrispondenza di lettere , come raccogliesi da un passo dell1 slccrba di Cecco, in cui dice che questi gli scrisse: Ma qui mi scrisse dubitando Dante, ec. L. 2, c. 12. Ed è vero ancora che Cecco scrisse più volte, e singolarmente alla fine del suddetto poema, con grande disprezzo di Dante, talchè questi, se ancor viveva, quando esso fu pubblicato,