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SECONDO 28l di qualche detto dell’apostolo Paolo; Tienti tu pure, disse egli al Petrarca, la tua Religione cristiana: nulla di tutto ciò io credo. IL tuo Paolo, il tuo Agostino e tutti coloro che tanto esalti, furono uomini loquacissimi. Così potessi tu sostenere la lettura di Averroe: tu ben vedresti quanto egli sia maggiore di cotesti tuoi giocolieri. Arse di sdegno il Petrarca a tai parole, e appena si tenne dal malmenare colui che malmenava cotanto le cose più sacrosante, e presolo pel mantello, sel mise fuori di casa, avvertendolo a più non rimettervi piede. Il fanatismo con cui il Petrarca vedeva tanti correr perduti dietro l’empietà di Averroe, l’indusse a scrivere il libro intitolato De sui ipsius et multorum ignorantia, a cui diedero appunto occasione le conferenze ch’egli ebbe in Venezia, con quattro de’ suoi amici fautori e sostenitori di sì ree opinioni. Essi, dic’egli (Op. t. 2, p. 1144), tanto più per esse son trasportati, quanto più sono amanti dello studio e della fatica, per tal modo però, che il primo di essi non ha alcuna letteratura, il secondo poca, il terzo non molta, il quarto ne ha veramente moltay ma sì disordinata e confusa, e congiunta, come dice Tullio, a leggerezza e ostentazione sì grande, che meglio sarebbe il non averne punto. L’ab. de Sade dice (Mém, de Petr. t. 3, p. 752) ch’ei non ha potuto scoprire chi fossero questi quattro Veneziani; ma che è probabile che un di essi fosse Guido da Bagnolo reggiano medico del re di Cipri; e cita l’opera del P. degli Agostini sugli Scrittori