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SECONDO 377 se ne introdussero, e una setta singolarmente si andò spargendo per le scuole d’Italia, che recò grave danno non solo alle scienze, ma al costume ancora, e condusse molti a quella funesta libertà di pensare che fin d1 allora eredevasi propria de’ begli spiriti, e che ha poi gittate sì ampie e sì ferme radici. II. Fin dal principio del secolo XIII eransi ~.n:. 1 l 1 in Opinioni sparse per 1 Europa le opere dell arabo Aver- «h a verme roe, morto circa l’anno 1206. Questi, fanatico r Europa * ammirator d’Aristotele, avevane interpretati i J”naatj,,pd« libri con quella felicità ch’era ad attendersi da n,oltiun uomo che non sapeva sillaba di greco, ed era perciò costretto a valersi delle infedeli versioni arabiche. E nondimeno aveva in ciò ottenuta tal fama, ch’egli chiamavasi per eccellenza il Comentatore (V. Bruck. Hist Philos. t. 3, p. 97, ec.). Le opere di lui tradotte in latino (eArmengando di Biagio francese (Fabr. Bibl. med. et inf. Latin, t. 1, p. 247) ne fu il primo interprete) si divulgarono presto per la Francia e per l’Italia. Gli uomini dotti vi scopersero tosto gravissimi errori non solo riguardo alla filosofia, ma, ciò che era peggio, riguardo alla Fede; nè poteva altrimenti aspettarsi da un Maomettano avuto anche da’ suoi in concetto d’uomo non molto religioso. Tra le opere di S. Tommaso e del B. Egidio Colonna ne abbiamo alcune indirizzate a confutarne gli errori. Con più zelo ancora contro di essi si volse il celebre Raimondo Lullo: perciocchè egli al principio del secolo xiv pubblicò in Parigi alcuni suoi libri contro di essi, e fece opera, benchè inutilmente, perchè nel Concilio generale di