Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/299

262 LIBRO delle leggi, o a quello della medicina, e la sincera risposta eli egli aveagli fatta, dicendogli ch’ei ben ne conosceva P indole c le inclinazioni , e che vedendolo avido di ricchezze, non gli avrebbe mai consigliato il prender la troppo pericolosa via del foro, ma quella anzi della medicina, con cui più sicuramente e più innocentemente avrebbe potuto arricchire. Siegue poscia a dire Albertino che Marsiglio avea mostrato di arrendersi a un tal parere, e che era perciò partito dalla patria: e qui accenna alcune sinistre vicende accadutegli, ma sì oscuramente, ch’io non ne intendo nulla: Carpis iter: sed proh! sors dira sub omine laevo Calle quidem primo demulsus ab ore canino , Implesti faciles saevis hortatibus forte latratibus) aures. Inde repens Ligures ut non (forte mox) migraveris oras Fama subit, quod te saeva mulcedine captum Implevit(forte Implicuit) torta saevissima vipera canda. Forse questi ultimi versi ci vogliono indicare che Marsiglio venuto a Milano, vi fosse trattenuto per qualche tempo, e adoperato da’ Visconti, raffigurati nella vipera, che è la loro divisa; e i primi forse alludono a qualche sinistro incontro ch’egli avesse con Cane dalla Scala. Checchè sia di ciò, Albertino siegue, dicendo che Marsiglio, dopo aver battute diverse vie, non veggendosi in alcuna di esso troppo felice, erasi di nuovo rivolto alla medicina , e che erasi posto sotto la direzione di un valente dottore: Vadis ad egregium Doctorem temporis hujus, Teque locas lateri, carptimque volumina Physis Decurrens, perhibes imo quae sumpseris haustu.