Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/284

I SECONDO 247 P iscrizion sepolcrale, quale dal Ciaconio e da altri si riferisce, ed è la seguente: Hic Bonaventura est, qui doctus dogmate sacro Augustine tuis Eremis jam praefuit orbis; Padua provectus ad solium Cardinis; inde Anni milleni decies septemque triceni Additis his novem Chi isti requievit in Urbe; Coeli cives animam) , tu possides ossa sepulcro. Qui sembra chiaramente affermarsi ch’ei morisse l’anno E nondimeno è certo ch’egli era ancor vivo l’anno 1381, poichè ei vedesi sottoscritto alla concessione del regno di Sicilia fatta in: quest’anno da Urbano VI a Carlo di Durazzo. Quindi dee correggersi il quinto verso della iscrizione, e invece di Additis his novem, dee leggersi Additis bis novem, come hanno osservato i suddetti continuatori del Bollando; con che viene appunto a indicarsi l’an 1388, e si vengono a distruggere le sì diverse opinioni de’ diversi scrittori nello stabilire in qual anno ne avvenisse la morte, poiché non v ha quasi anno fra gli ultimi di questo secolo, a cui alcuno di essi non la assegni. Io desidero che si scoprano finalmente tai monumenti, che non ci lascino più dubbiosi su questo importante punto di storia. Il Fabricio Bibl. med. et inf. Latin, t. 1, p. 255) , e più esattamente l’Oudin (vol. 3, p. 1167), oltre gli scrittori agostiniani, parlano delle molte opere da lui pubblicate, delle quali la maggior parte, per lo più ascetiche, si hanno alle stampe, oltre alcune altre scritturali che non han veduta la luce.