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XXVI PREFAZIONE agl’Italiani la loro ignoranza. mostra eh* ella non é poi sì universale, com’ei vorrebbe Far credere. Egli a cagion d" esempio , parlando della citata canzone che per lo più credesi indirizzata al celebre Cola di llienz.o, pruova con assai forti ragioni che in essa il Petrarca si volge non già a Cola, ma a Stefano Colonna. Egli stesso però avea poc’anzi avvertito che nella diversità d’opinioni, in cui sono su ciò gl’interpreti italiani , alcuni han detto eh! essa polca riferivi a Giordano Savelli, o a Stefano Colonna. Non è dunque sì nuova l’opinione dell’ab. de Sade, ch’ei nel proporla debba riempirsi di raccapriccio. Lo stesso dicasi della canzone: Italia mia, ec.; perciocchè, se si confronterà r opinione dell’ab. de Sade colle due del Gesualdo, (ib. nota. 11), ch’egli medesimo riferisce, e singolarmente colla prima in cui ne fissa l’epoca circa il i34(3, vedrassi chiaro quanto leggera differenza passi tra l’una e T altra. La spiegazione che dà l’ab. de Sade della canzone O aspettata in Ciel, ec., e del sonetto: IL successor di Carlo, ec. (nota 9), era già stata, com’egli stesso confessa, adombrata in parte dal Tassoni. E quindi, benchè a questo diligente scrittor francese si debba la lode di avere con assai maggiore esattezza, che non si fosse ancor fatto, esaminata l’epoca di alcune poesie del Petrarca, parmi però ch’ei non abbia occasion d’insultar cotanto, come fa, benchè con apparenza di non ordinaria modestia, a’ nostri scrittori italiani. Io son venuto finora non già esaminando minutamente l’opera dell’ab. de Sade, che a ciò fare si richiederebbe più agio ch’io non ho al presente, ma dando un saggio non men de’ pregi che l’adornano , che de’ difetti che la rendon men bella, S’ei vive ancora , non potrà più dolersi che gl* Italiani ahbian quasi mostrato di non aver notizia dell’opera da lui pubblicata, e che niuno ne abbia fatta la critica, come egli avea istantemente richiesto. Spero ch’ei non avrà luogo a lagnarsi ch’io non abbia fatto di essa quel conto che le é do\ uto; giacché non ho lasciato di esaltarne l’esattezza e l’erudizione. Che se ho di essa scoperti forse più falli che egli non si aspettava, desidero ch’egli non me lo ascriva a colpa, e nol reputi effetto