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PREFAZIONE XXV Nulla a cagion d’esempio ci ha egli detto de’ due Dialogi della vera Sapienza; nulla del libro intorno all’amministrazione della Repubblica da lui indirizzato a Francesco da Carrara; nulla de’ quattro libri delle Cose memorabili; nulla delle Vite degli Uomini illustri continuate poi da Lombardo da Serico; nulla dell’Itinerario della Siria; nulla dell’Apologia ch’egli scrisse contro le calunnie di un Francese che avea impugnata la lettera da lui già scritta ad Urbano V per esortarlo a ricondurre in Italia la sede Apostolica; nulla finalmente di alcune altre operette di minor conto, delle quali pure sembra che dovesse almeno far qualche cenno un uomo a cui qualunque minutissima cosa appartenente al Petrarca è sembrata degna di aver luogo nelle sue Memorie. Di niuna cosa però maggiormente si gloria I* abate de Sade, quanto di avere scoperto gli errori degli scrittori italiani nel fissar F epoca e F argomento di alcune poesie del Petrarca. E che? die’ egli parlando della canzone, Spirto gentil, ec. (t. 1, nota 10, p. 62), l’Italia intera, la più ingegnosa nazion di Europa, idolatra del Petrarca, e che già da tre secoli è. tutta occupata in interpretarlo, sarà ella ancora alV oscuro sulV argomento della più bella canzone, e sul nome dell’eroe, a cui ella è indirizzata? Io non posso crederlo; e non lo comprendo io stesso, e nondimeno mi accingo a provarlo. La temerità di questa impresa mi riempie di raccapriccio. Ma non importa. Dirò ciò che penso con quella libertà di cui si dee godere nella repubblica delle lettere. Questo tratto, a cui più altri somiglianti ne abbiamo nelle Memorie dell’ab. de Sade, non sa egli alquanto di pedantismo? Io non nego che sia stato felice più della maggior parte degl’interpreti nello stabilir l’argomento di cinque o sei componimenti italiani del Petrarca. Ma parmi che maggior lode avrebbe ei riportata, se non avesse menato sì gran rumore. E forse, se io avessi agio di scorrere tutta F immensa folla de’ comentatori del Petrarca, troverei che poche cose ci ha egli dette che già non si fosser da altri asserite. Ma senza gittare il tempo in sì nojosa e inutil fatica, io veggo che lo stesso ab. de Sade, mentre rimprovera Tiraboschi, Voi. V. b