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Io avrei bramato però, che questo scrittore esattissimo, dopo avere brevemente parlato (Letterat.

    io non ho citato il Baudrand, nè so pure, nè mi curo di sapere che cosa ei dica su ciò. Continua egli dicendo che se quell’autore avesse veduta la carta da navigare dei Zeni pubblicata insieme colla loro relazione in Venezia fin nel 1556; vale a dire prima che fosse riuscito ai Re di Danimarca di rinvenire le spiagge della Groenlandia, di cui s’era perduta la traccia fin dal secolo XIV; avrebbe meglio giudicato delle scoperte fatte da’ que’ due nostri patrizi; e conchiude dicendo che l’autore comprenderà meglio il grande suo sbaglio, quando vedrà la stessa sua carta ch’ei pubblicherà. in altro volume. Ma io dubito che l’autore della Letteratura Italiana, chiunque ei sia, non avrà il piacere di veder questa carta sì interessante, perciocchè lo stesso sig. Formaleoni ci ha poscia altrove avvertiti che non ha potuto trovarne l’originale (App. al t. 20, p. 26); onde, quando pur voglia darcela, non potea far altro che copiar quella incisa nel 1556. E quanto al potersi avere in quell’anno, anche senza la relazione de’ Zeni, sufficiente notizia della Groenlandia, l’autor medesimo rimetterà forse il sig. Formaleoni a ciò che di quella Provincia si legge nella Storia de’ Viaggi dell’ab. Prevost. da cui si raccoglie eli? essa era abbastanza nota assai prima del 1556 (t. 73, éd. de Paris, 1770, p. 352, ec.). Assai meglio ha difesa la Relazione de’ Zeni il sig. Antonio Landi nelle note al Compendio francese della mia Storia (t. 2, p. 343). Egli osserva che di quel convento de’ Domenicani si parla nella Descrizione della Groenlandia stampata in Copenaghen nel 1763, e da me non veduta, e che si citan le testimonianze di molti a provare che un’acqua naturalmente calda scendeva da un monte, ed era stata condotta da que’ religiosi alla lor cucina e al loro orto; che le faville, di cui come di pietre servivansi a fabbricare, potevan essere somiglianti alla lava del Vesuvio, di cui si fanno tavole, pavimenti ed altri lavori, che la lingua latina non era affatto straniera a quelle nazioni, ec. Ma anch’egli conchiude che quella Relazione può esser piena di cose inverisimili e favolose.