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e vecchia di molti anni, che aveasi in casa, e che era stata probabilmente lavoro di uno de’ due fratelli.


Alcune circostanze di essi sembrano favolose. IX. Io non ardirò di rivocare in dubbio le cose che dal detto Niccolò il giovane si raccontano, nè di sospettare che e i passi da lui pubblicati e il libro da lui ancora fanciullo gittato al fuoco, sien cose da lui inventate a capriccio, per accrescer lode ai suoi antenati e ai suoi concittadini, e per uguagliarli co’ Genovesi nel merito dello scuoprimento del nuovo mondo. Il giudizio solo del ch. Foscarini, che non ha punto dubitato della sincerità di tal narrazione, a me basta, perchè la riconosca per vera1.

  1. Il sig. Vincenzio Formaleoni rimprovera al dottissimo autore della Letteratura Italiana la poca critica, con cui egli esaminò questo punto, e dice che non vede, per qual ragione abbia spacciata per favola la relazione, dei Zeni (Comp. della stor. de’ Viaggi, t. VI, p. 233). Io non so chi sia l’autore della Letteratura Italiana, contro cui egli si sdegna; e mi lusingo di non esser io quel desso, perchè lungi dal rigettar per favola quel racconto, io anzi ho detto che il giudizio solo del ch. Foscarini, che non ha punto dubitato della sincerità di tal narrazione, a me basta, perchè la riconosca per vera. Ho bensì aggiunto che avrei bramato che il Foscarini avesse potuto condurre l’opera sua sino a quel punto in cui dovea più stesamente trattare del viaggio de’ Zeni. perciocchè poteva sperarsi ch’egli avesse sciolte alcune difficoltà che in quelle relazioni si incontrano, e spiegate alcune circostanze che san troppo del favoloso, e che io ho indicate; ma ho ripetuto che non ardisco deciderne. Ripete quindi il sig. Formaleoni che lo stesso Autore della Letteratura Italiana commise un errore ed un errore grandissimo seguendo l’opinione del Baudrand, che non dove a seguire. E ciò ancora di me non può intendersi, perchè