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PRIMO 18 I ritrovinsi di qua da’ monti. Il Petrarca ancora in una sua lettera, riferita dall’ab. de Sade (Mém, de la Vie de Petr. t. 3, p. 196), si duole che in tutta la città d’Avignone non v1 era copia alcuna della Storia naturale di Plinio, fuorchè presso il papa. Nè è a stupirne. I libri classici nati, per così dire, in Italia più che altrove, dovean essere stati moltiplicati in queste nostre provincie: e in esse però dovean diseppellirsene gli esemplari, lasciati già da più secoli in abbandono, come erasi cominciato a fare già da molto tempo in addietro, e come sempre più felicemente si veniva facendo. Anzi non sol si pensava a raccoglier quei libri che a’ propri studi potesser riuscire opportuni, ma già tornava a risorgere quell’antico lusso, contro cui udimmo già declamare il filosofo Seneca; perciocchè il Petrarca osserva (De Remed. utr.fortun. l. 1, di al. 43) che alcuni faceano raccolte di libri d’ogni maniera, non per amore di studio, ma per desiderio di gloria, e che ne ornavan le stanze non altrimenti che di statue, di pitture e di bronzi, usando allo stesso modo degli uni e degli altri, cioè a curiosità e a pompa. Il qual abuso però comprova sempre più chiaramente l’universal costume de’ signori e de’ grandi di avere copiose biblioteche;, del che io non credo che sarebbe facile ad additare in questo secolo altro esempio fuor dell’Italia. XIX. Questo fu il secolo finalmente in cui l’Italia cominciò a rivolgersi allo studio delle romane antichità, in cui poscia fece sì lieti progressi, e prima d’ogni altra nazione dissipò le XIX. SI cornitiria indie j r.i n>olirre le unlirliilSi.