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iy4 LIBRO collocasse i suoi libri. Al contrario alcuni scrittori veneziani, citati dal P. degli Agostini (l. cit p. 30), credono che essi fosser riposti in una picciola stanza sopra la chiesa di S. Marco, e se ne reca in prova il trovarsi che ivi si è fatto l’an 1635 alcuni codici antichi, ma assai malconci, che poi l’an 1739 furono uniti alla pubblica biblioteca. Intorno a che veggasi T erudita dissertazione pubblicata di fresco intorno alla libreria di S. Marco dal sig. D. Jacopo Morelli. Se ne posson vedere i titoli nel Catalogo della medesima libreria (t 2? p. 207). Il vedere però quanto scarso è il lor numero, ci fa credere che il Petrarca non tutti ivi lasciasse i suoi libri. Un passo del libro de Ignorantia sui ipsius et multorum, ch’egli scrisse nell’anno 1367, in cui Urbano V venne a Roma (Petr. Op. t. 2, p. 1148), mi sembra che indichi chiaramente ch’egli partendo da Venezia lasciò i suoi libri a Donato da Casentino soprannomato T Apenninigena, a cui è indirizzato quel libro, e di cui altrove diremo: perciocchè egli gli dice: Bibliotheca nostra tuis in manibus relicta ib. p. 1162). Io credo perciò, che in man di Donato lasciasse il Petrarca gran parte de’ suoi libri, finchè il Pubblico assegnasse loro stanza più opportuna; e che l’essersi indugiato più eh ei non avrebbe voluto ad assegnarla, fosse cagione ch’ei più non pensasse a compiere interamente il suo disegno. Perciocchè egli è certo che in una lettera, scritta T anno 1371 (Variar, ep. 42), ei fa menzione de’ suoi libri, cui dice di esser pronto a vendere, o ad impegnare, quando così faccia d’uopo, per