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XX PREFAZIONE strato, esso fu scritto l’anno 1353. Che se l’ab.de Sade avea ragioni per attenersi all’epoca da lui seguita, dovea egli almeno far motto di queste difficoltà, e recarne lo scioglimento. Lo stesso vuol dirsi della rigorosa rivista che il Petrarca fece delle sue opere, molte delle quali gittò severamente alle fiamme, coni’ egli stesso racconta (praef ad Epist. famil.). A me sembra ch’egli parli in modo che c’indichi chiaramente essersi ciò da lui eseguito l’an 1348, all’occasion del rapirgli che la morte avea fatto non pochi amici. Nondimeno l’ab.de Sade la differisce (t. 3, p. 101) all’anno 1351 senza recarcene ragione alcuna (o). La minutezza finalmente con cui l’ab. de Sade si è prefisso di raccontare tutti i viaggi del Petrarca, mi dà occasione di rilevare due altri errori da lui commessi. Ei parla del lungo soggiorno che il Petrarca fece in Venezia Panno i 3G3 (ib. p. 630, ec.); ma non avverte che o al fine di settembre, o al principio di ottobre da Venezia fece ritorno a Padova. E nondimeno egli stesso cita in un altro luogo (ib. p 6c)8) una lettera che il Petrarca scrisse in quest’anno da Padova al 13 di ottobre (Senil. l. 3, ep. 3). Afferma poscia (l. cit. p. 648) che nel mese di maggio del 1364 ei tornossone a Venezia. E nondimeno egli stesso confessa (ib. p. 733) che fu scritta nel primo di marzo di quelP anno una lettera che certamente fu da lui scritta in Venezia (Senil. l. 3, ep. (6), ove perciò convien dire ch’ei fosse allora già ritornato. Nè io mi stupisco che questi e. più altri errori sien corsi nell’opera erudita per altro ed esatta di questo valoroso scrittore; perciocchè egli si mostra spesso poco felice nel cogliere il vero senso dell’opere del Petrarca e di altri scrittori, della cui autorità egli suole valersi. Rechiamone alcuni esempj. Il Petrarca parlando di Convenevole suo maestro, allora già morto, (a) L’ab. de Sade nella sua apologia ms. ha poi prodotte alcune buone ragioni a provare elle il Pelrarca non potè fare la rivista delle sue opere prima del i35i , e quella singolarmente che nella lettera in cui ragiona di questa rivista, egli accenna le lettere da sé scritte a Seneca, a Vairone, a Virgilio, die appartengono al i34o, o al i35o.