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PRIMO l5() Brettagna, dirò di più ancora fino in GreeiaCosì con molta fatica e con molta sollecitudine ho raccolti molti piccioli libri; ma talvolta raddoppiati; e assai di raro quel che sopra tutti bramava — Quando era in viaggio, se avvenivami di veder da lungi qualche maestro antico, io colà divertiva, e chi sa, dicea tra me stesso , che non siavi per avventura ciò che desidero? Siegue poscia a narrare ciò che gli avvenne in Liegi, ove, avendo trovate due orazioni di Cicerone, a grande stento potè in quella città trovare alquanto d’inchiostro, ed esso ancora assai giallo, per trarne copia; parla delle inutili diligenze da se usate per rinvenire i libri della Repubblica, della Consolazione, delle Lodi della Filosofia; e dell’errore in cui visse per qualche tempo, credendo di aver quest’ultima opera in due libri, che scoperse poscia non esser altro che parte delle Quistioni Accademiche; e finalmente racconta ciò che nel primo tomo di questa Storia abbiam già riferito de’ libri de Gloria, ch’egli avea già avuti dai Raimondo Soranzo, e che prestati poscia a un suo antico maestro, non gli era mai stato possibile il riaverli. Di questo a lui sì soave argomento parla egli stesso nelle sue Lettere (Famil. l 7, ep. 4; Ad Viros ill. ep. 1, 2, ec.); e quando entra a parlarne, sembra che non sappia uscirne giammai. Avea egli avuto in prestito da Lapo da Castiglionchio un rarissimo codice delle Orazioni di Cicerone; e il tenne seco oltre a quattro anni, finchè non l’ebbe interamente copiato di sua propria mano, poichè non troppo fidavasi degli ordinarj scrittori, come