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158 LIBRO lettera su questo argomento (Senil. l. 15, ep. 1). Ma poichè la soverchia lunghezza non mel permette , basti il recarne un breve epilogo e qualche picciol frammento. Luca da Penna aveagli •.scritto, chiedendo quali opere egli avesse di Cicerone. Ei gli risponde che non ha se non quelle che hannosi comunemente da tutti, e quindi prende occasione di esporre quanto egli fin da’ più teneri anni ne fosse stato rapito. Al qual proposito narra che avendo dovuto in sua gioventù per comando del padre applicarsi agli studi legali, egli, che troppo se ne annoiava, trattenevasi segretamente a leggere quelle opere che aver poteva, di Virgilio e di Cicerone. Quando un giorno suo padre entratogli d’improvviso in camera, e coltolo con quei libri alla mano, sdegnosamente glieli tolse in atto di gittarli sul fuoco; ma inteneritosi poi alla tristezza e al pianti del figlio, glieli rendette, e gli permise di continuarne la lettura. Quindi a mostrare quanto ei fosse avido di ritrovare quante più potesse opere di Cicerone, avendo io, dice , per qualche fama d ingegno e di sapere. ottenuta contratte molte amicizie, e trovandomi in luogo ove da ogni parte concorreva gran gente (in Avignone), agli amici che nel congedarsi chiedevanmi, secondo il costume., se nulla io bramassi nella lor patria, Nidi’ altro, io rispondeva, fuorchè i libri di Cicerone, e per questi soli io facea loro istanza e in parole e in iscritto. Quante volte rinnovai le preghiere, quante volte mandai denaro non solo in Italia , ov io era più conosciuto, ma in Francia, in Alemagna e fino in Ispagna, e nella Gran