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PRIMO In questo secolo stesso però a render minore la rarità loro giovò non poco o l’invenzione, o almeno il più frequente uso della carta comune, di cui or usiamo (*). lo so che alcuni (*) Quando io a questo luogo ho trattato della prima origine della carta di lino, non mi era ancor venuta sotl* occhio P operetta de Chartae vulgaris seu linae origine stampata all’Aia nel 1767, in cui contengonsi alcune erudite lettere su questo argomento di Gherardo Meerman, di Giovanni Cristoforo Gotsched, di Paolo Daniello Longolio, di Gregorio Majansio, e di più altri eruditi, Io l’ho poi avuta per grazioso dono del ch. signor Pierantonio Crevenna , e P ho letta avidamente. Ma confesso che la mia espettazione n’ è rimasta delusa. Nè è già che non vi si leggano molte e pellegrine notizie che altrove si cercherebbero invano. Ma dopo averle lette, pare che l’incertezza invece di togliersi si faccia maggiore; perciocchè chiaramente si vede che molte carte, che ad alcuni eran sembrate fatte di lino , da altri sono state infallibilmente credute carte di bambagia. Ivi ancora non si fa alcuna menzione del bel passo della Cronaca de’ Cortusii da me prodotto, in cui l’invenzion della carta volgare di lino si attribuisce a Pace da Fabiano, e solo si dice eh1 essa dovette cominciare ad usarsi sul principio del secolo XIV, e vi si aggiugne, ma senza recarne pruova, che i primi saggi vennero dall’Allemagna. La difficoltà di discernere la carta di lino dalla carta di bambagia fa cadere spesso in errori, e gli artefici sono in ciò più atti a decidere, che gli eruditi. Quindi il ch. sig. canonico Mario Lupo primicerio della cattedrale di Bergamo, come mi ha egli stesso avvertito, avendo fatti esaminare da alcuni artefici certi pezzi di carta della fine del XIII secolo , ed avendo essi asserito ch’essa era carta di stracce di lino , fatte sulla medesima più diligenti osservazioni, si ristrinsero a dire che certo v’era frammischiato del lino. E lo stesso mi assicura di avere, dalle sue osservazioni fatte insieme cogli artefici, raccolto il eh. sig. conte Tiraboschi, Voi. V. 10