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PRIMO l43 della cucina tien conto, e chiama ad esame i cuochi, non gli scrittori Quindi ci dunque sa in qualche modo miniare le pergamene , e maneggiare la penna, benchè sia interamente sfornito di dottrina , d arte e d’ingegno, vien riputato scrittore. Non parlo ora, nè fo querela dell’ortografia che già da lungo tempo è perduta. / 0 Ics se il Cielo cìi essi in qualunque modo scrivessero ciò che lor si dà a copiare; si vedrebbe l’ignoranza dello scrittore, ma si avrebbe almeno la sostanza de’ libri. Ma essi confondendo insieme gli originali e le copie, dopo aver promesso di scrivere una cosa, ne scrivono una tatt! altra, per modo che tu stesso più non conosci ciò che hai dettato. Credi tu forse che se risorgessero ora Cicerone e Livio, e molti altri antichi egregi scrittori, e singolarmente Plinio Secondo? e si facessero a rileggere i loro libri, essi gl’intenderebbono? e che non anzi esitando ad ogni passo or le cre.derebbono opere altrui, or dettatura di barbari? E poco appresso: Aggiugnesi a ciò che non v ha freno nè legge alcuna per cotai copiatori che senza esame si scelgono e senza pruova alcuna. Non vi ha libertà somigliante pe’ fabbri , per gli agricoltori, pe’ tessitori, per gli altri artefici. E nondimeno, benchè il pericolo riguardo a questi sia assai minore, e tanto maggiore riguardo a quelli, tutti nondimeno alla rinfusa prendono a scrivere, ed havvi anche il suo prezzo fissato a cotai barbari distruttori. Nè ciò dee ascriversi a colpa tanto de’! copiatori, che secondo il comun costume degli