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XVI PREFAZIONE Poco appresso egli afferma (p. 41 come cosa certissima, che il celebre Giovanni tf Andrea nacque in Mugello: e noi parlando di questo celebre professore mostreremo che nacque in Bologna, e insieme scopriremo più altri falli che l’ab. de Sade ha commesso nel ragionarne. Leggiadro è poi l’anacronismo in cui cade l’ab. de Sade parlando dell’origine della poesia italiana (p. 80, 81)• £1 dice che, mentre la poesia provenzale era giunta nel secolo xii alla sua maggior eleganza, Ciullo d’Alcamo, il giudice Guido da Colonna, e Jacopo da Lentino gracchiavano nella Sicilia, e che i primi versi leggiadri che ivi si udissero, furono a’ tempi di Federigo II verso l’an 1220. Or Ciullo e Jacopo vissero verso questo tempo medesimo, e toccarono in parte il regno di Federigo. Guido poi visse molti anni dopo, e sin verso la fine del secolo XIII. Veggasi ciò che di essi abbiam detto nel quarto tomo. Assai più grave è l’error geografico di questo scrittore, quando dicendo che al Petrarca riusciva grave il recarsi da Milano a Venezia, come Giovanni Visconti bramava, ne adduce fra le altro ragioni che conveniva traversar le montagne dimezzo verno (t. 3, p. 345). Ci dica egli di grazia quai sian le montagne che incontransi sul cammino da Milano a Venezia. Recando dal latino in francese alcuni versi nei quali il Petrarca accenna, nominando le loro patrie, i poeti che cantaron d’amore , cioè quel di Verona, quello dell’Ombria e quel di Sulmona, pel secondo l’ab. de Sade intende Orazio (ib. p. 45). Ma non v’ha chi non sappia che il poeta dell’Ombria non può esser altri che Properzio, e che Orazio era natio di Venosa nella Puglia (a). Nuova è ancor la notizia che ci dà questo scrittore affermando che i professori delle università a’ tempi di cui trattiamo, in vece di dettare le lor lezioni spiegavano un libro (ib. p. 129). E nondimeno nel decorso di questo studio vedremo innumerabili pruove dell’uso di dettare comune tra’ professori di questa età. Finalmente egli attribuisce a un religioso agostiniano la Cronaca italiana di Bologna pubblicata dal Muratori (l. 2, p. 421) » (fi) L1 ab. de Sade ha confessato questo suo sbaglio nella sua apologia nis.