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PRIMO I I 3 gli1 università di Pavia, e richiamassero quelli eh1 erano ad altri Studi, perchè essi pure colà si recassero senza indugio; e due anni appresso impose una taglia al clero di Novara affin (di provvedere i lettori deli’ università di Pavia de’ letti e de’ panni lor necessarii (ib.p. Egli ancora, come abbiamo negli antichi Annali milanesi ib. p. 432), cercò di avere i più famosi dottori che fossero allor conosciuti in Italia, e molti in fatti ne ebbe, come altrove vedremo. Nè perciò cessarono le scuole in Milano, perciocchè negli Statuti di questa città, pubblicati l’an 1396, troviam questa legge: Quilibet Civita ti s et Comitatus Mediolani et aliunde undecumque sit possit libere stare et morari in Civitate et Burgis conjunctis in Studio Legum, Decretalium, Physicae, Cilorgiae, Tabellionatus, et pro addiscendo scribere, et cujusliber Artis Liberalis (Giulini, Continuaz. delle Mem. di Mil. t. 2, p. 594)• XXIII. Così T università di Pavia col favore xxm. di Galeazzo signor di Milano veniva crescendo r» Punivertifelicemente. Quando ella si vide in certo modo [[ assalita da una vicina rivale, con cui e allora e poscia ebbe sovente occasione di gelosia e di via. contrasto. Già abbiam veduto che l’anno 1246 il pontefice Innocenzo IV avea in Piacenza fondato un generale studio, e onoratolo di que’ privilegi che di altri somiglianti studj erano proprj. Qual fosse l’esito di una tal fondazione, e sin a quando durasse ivi lo Studio, non ne trovo indicio alcuno nelle antiche Cronache di quella città. Anzi il vedere che dopo il suddetto anno, per lo spazio di un secolo e mezzo, TlRABOStHi, Voi. V. 8