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XIV PREFAZIONE circostanze medesime pubblicate già dall’aitate Mehus (Vita Ambr. camald. p. i {3) - il quale prima di lui ha data in gran parte alla luce la lettera che a tal fine per mezzo del Boccaccio l’inviarono i Fiorentini. È vero che il Mehus non ne ha fissato precisamente l’anno; ma avvertendo egli che ciò seguì poco dopo la fondazione fatta nel 1348 dell’università di Firenze, con ciò solo dimostra che pochi anni appresso ebbe il Petrarca la restituzion de’ suoi beni. Io non voglio da tutto ciò inferire che gran lode non debbasi all’ab. de Sade. Egli ha sminuzzata, per così dire, e analizzata la vita del Petrarca; ei l’ha animata ancora coll’inserirvi spesso bellissimi passi delle lettere e dell’altre opere di questo grand’uomo; egli ha (fissate meglio e più fermamente accertate l’epoche di alcuni avvenimenti; egli ha corretti i falli di molti altri scrittori. Ma se io avessi agio ad entrare in un più minuto esame, parmi che potrei mostrar chiaramente che quasi ogni fallo da lui scoperto ed emendato in alcuno , era già stato scoperto ed emendato da qualche altro scrittor italiano, e che quasi ogni cosa di qualche momento da lui narrata, era già stata almeno accennata da alcuno de’ nostri. Ciò che tutto a lui deesi, si è l’aver finemente decisa la gran quistione intorno alla famiglia e alla condizione di Laura, che egli ha svolta tanto felicemente, e comprovata con sì autentici monumenti, che più non rimane luogo a disputarne. Ma qual maraviglia, che niuno prima di lui sia in ciò riuscito? L’archivio di sua famiglia, da cui egli ha tratte le carte che decidono questa contesa, non era già aperto agl’Italiani , nè potevan questi perciò scoprire e definire con sicurezza chi fosse Laura. Egli solo ha avuta la sorte di averne tutti i monumenti sott’occhio; ed egli solo perciò ha finalmente potuto decidere tal contesa. Ma passiamo omai a vedere se le Memorie dell’abate de Sade sian tanto esatte e fedeli, quanto ei pretende che sien difettose e mancanti le Vite che del Petrarca hanno scritto gli autori italiani. Io ripeto che non intendo di chiamare ad esame ogni passo di quest’opera sì voluminosa; ma sol di raccogliere, come per saggio, alcuni non piccioli errori ne’ quali mi &ouo /