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PRIMO s,io ornamento; c molto più che leggiamo che egli adoperava ogni arte per acquistarsi l’amore di que’ cittadini. Narra bensì di Ubertino da Carrara il Vergerio (Script. Rer. ital. vol. 16, p. 170, 171) che egli provvide agli studi delle belle arti in Padova, e che con grande magnificenza li fomentò; ed è assai probabile che a quella università ei confermasse gli antichi privilegi , ed altri nuovi ne concedesse. Ma del silenzio impostole da Can dalla Scala, e della restrizione fattane poscia a’ soli cittadini , non trovo indicio alcuno. Ciò non ostante io credo che il Facciolati non abbia ciò affermato senza buon fondamento; il quale però sarebbe stato opportuno ch’ei ci avesse accennato qual fosse. XVI. All’impegno de’ signori di Padova nel sostenere e nell’accrescer le glorie della loro ledru mi <■ ’università, si aggiunse quello ancora de’ romani pontefici. Perciocchè Clemente VI l’anno i34f>daU* confermò con sua bolla tutti i privilegi ad essa già accordati , e quello singolarmente di poter conferire la laurea non sol nell’uno e nell7 altro Diritto , ma nelle altre scienze ancora. La sola teologia ne fu eccettuata , perciocchè , come abbiamo osservato , la stessa università di Bologna non aveane ancora il diritto, che parea riserbato a quella sola di Parigi. Ma poichè Innocenzo VI l’anno 1362 ebbe un tal onore accordato alla suddetta università di Bologna, quella di Padova non volle essere inferiore alla sua rivale, e Francesco da Carrara, signore allora di quella città, le ottenne nel 1363 dal pontefice Urbano V l’onor medesimo. Ne abbiamo la bolla nel Bollario romano (t. 3, pars 2^