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piuyio. 83 valessero per trasportarsi altrove; perciocchè negli antichi Annali d’Arezzo leggiamo (Script. rer. ital.. vol. 24, p 878) che in quest’anno medesimo alcuni professori del Diritto canonico e del civile, non potendo per l’interdetto stare in Bologna, passarono a tenere scuola in quella città, e vi ebbero il salario di 100 fiorini d oro. L’interdetto durò fino all’ottobre dell’anno medesimo, in cui, riconciliati i Bolognesi col papa, esso fu tolto (ib. vol. 18, p. 378), ed è probabile che le pubbliche scuole ancora vi fossero tosto riaperte, e per più anni la loro pace non fosse punto turbata. VI. Giovanni Visconti arcivescovo e signor CVI- , ir 1... ° Siatn «1» di Milano, che fra molte città aggiunte agli <«••*Stati ricevuti da’ suoi maggiori ebbe la gloria wouti.’° di noverare ancora Bologna vendutagli l’anno 1350 da Giovanni de’ Pepoli. rivolse i suoi pensieri anche a quella famosa università, e l’anno 1353, come abbiamo nella più volte citata Cronaca, di giugno, messer l’arcivescovo mandò in Bologna messer Niccolò da Reggio suo uffiziale a sopravvedere i fatti del Comune e dello Studio (ib. p. 429)- Ma pochi anni ap.presso un altro interdetto turbò e sconvolse Bologna. Nella Cronaca del Griffoni si narra (ib. p. 173) ch’esso fu intimato a’ 12 d’aprile del 1357 dal vescovo di Bologna pe’ danni recati alla famiglia del Cardinal Bertrando legato l’anno 1334* Nè io so intendere per qual ragione tanti anni dopo si rinnovasse la pena contro un delitto sì antico, punito già dal pontefice Benedetto XII, e poscia ancor perdonato. Nell’altra Cronaca di Bologna si dice (ib.p. 44^)