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TERZO 707 certamente di questi tempi, e die non si può in alcun modo affermare che i soli Greci sapessero in qualche modo dipingere. Anzi io rifletto che ci è bensì rimasta memoria di alcuni pittori italiani de’ primi anni di questo secolo, e ne abbiamo indubitabili monumenti nelle stesse loro pitture; ma appena sappiam cosa alcuna de’ nomi de’ pittori greci che in questo secol medesimo dipinsero in Italia. Abbiam veduto nominarsi poc’anzi Teofane che dipingeva in Venezia, ma abbiamo ancora osservato che il monumento in cui di esso si parla, non è troppo autentico. Il Vasari fa ancor menzione di Apollonio (l. cit. p. 281) pittor greco che dipingeva in Venezia e vi lavorava a musaico; ma non ci arreca testimonianza di scrittori, o di monumento antico che ne faccia fede. Lo stesso autore nomina più volte generalmente i pittori greci che dipingevano in molte città d’Italia; ma non ci dice in particolare chi essi fossero. Io però, il ripeto, non negherò mai che alcuni pittori greci fosser tra noi; poichè le stesse loro pitture segnate con caratteri greci ce lo persuadono. Solo mi basta il provare che non furon essi soli che sapessero usar di quest’arte. Ma sarà egli almen vero che o greci fossero, o italiani i pittori, tutti usassero nelle lor pitture della maniera greca dei bassi secoli/ Così affermano i sopraddetti scrittori che danno a Cimabue la gloria di essere stato il primo ad allontanarsi dalla greca rozzezza a que’ tempi usata, e d’avere nelle sue pitture studiata attentamente e imitata, come meglio gli fu possibile, la natura; nè essi soli l’affermano, ma TiRABOSem, Voi. IV. 47