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728 LIBRO qual mezzo di unire in pace i fervidi combattenti? Io , che per professione e per indole son nimico di guerra, mi guarderò dallo stringermi in alleanza con alcuno de’ due partiti, e mi parrà di aver ottenuto non poco, se sponendo semplicemente i fatti che non sou punto dubbiosi, lascerò che altri ne tragga le conseguenze che gli sembreranno migliori. t IX. Egli è fuor di quistione, come nel terzo tomo di questa Storia abbiam dimostrato, che . l’Italia non fu mai priva nè di pittura nè di ad altre città italiane assicuraron l’onore di avere avute pitture più antiche di quelle di Cimabue, fu Marco di Pino pittore contemporaneo del! Vasari e sanese di nascita, ma per lungo soggiorno divenuto cittadino napoletano. Ed egli accusollo non sol d1 ignoranza , ma ancor di malizia, per aver dissimulate opere di pittura ch’egli stesso avea vedute. Scrisse egli dunque un Discorso sulle più antiche pitture che esistevano nel regno di Napoli, ma nol condusse a fine; e un sol frammento ne venne alle mani del notaio Angelo Criscuolo di lui discepolo, il quale dalle pubbliche e dalle private scritture raccolse moltissimi documenti per la storia de’ più antichi artisti di quel regno. Ma egli ancora non pubblicò cosa alcuna, e i manoscritti di amendue venuti poi alle mani del cavaliere Massimo Stanzioni, e poscia di Bernardo de Dominicis, servirono a quest’ultimo di fondamento per compilare la sua opera sui Professori delle Belle Arti da quel regno usciti. Veggasi intorno a ciò il sig. D. Pietro Napoli Signorelli, il quale di queste pitture e di altre opere egregie di scultura e di architettura (fatte in questo secolo nel regno stesso e in quel di Sicilia ragiona con molta accuratezza (Vicende della Coltura nelle. Due Sicilie, t. 2, p. 233, ec.; t. 9, p. 89), e parla singolarmente di un valoroso architetto e scultore napoletano per nome Masuccio, di cui molte fabbriche e sculture ivi esistono ancora.