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, TERZO 723 migliore fra quante opere di scultura furon fatte a que’ tempi (a). Così pure essi annoverano parecchie sculture del suddetto Arnolfo, e altre di Margaritone di Arezzo pittore, scultore e architetto (frasari l. cit.; Baici p. i5), il quale però troppo fu in fama ad essi inferiore. Io lasciando in disparte ciò che i due (<7) Fra le opere di Niccolò, che dal Vasari si annoverano , son le sculture della facciata del famoso duomo di Orvieto, in cui egli afferma, non so su qual fondamento, ch’egli ebbe a compagni alcuni Tedeschi. Sembra dapprima che il Vasari voglia qui esaltare il valor di questo scultore, affermando che non che i Tedeschi che quivi lavorarono, ma superò se stesso con molta sua lode. Ma poscia aggiugne cosa che rivolge le lodi in biasimo, dicendo ch’egli è stato non che altro lodato a’ tempi nostri da chi non ha avuto più giudizio che tanto nella Scultura, che è lo stesso in somma che dire ch’ei non ottien lode che dagl’ignoranti. Quanto sia mal fondata questa opinion del Vasari, si conoscerà, spero, fra non molto, quando si vedrà uscire alla luce la Storia di quel Duomo scritta dal P. Guglielmo della Valle minor Conventuale, per ordine delr eminentissimo cardinale Antamori vescovo di quella città, e vi vedrem tutte quelle sculture esattamente disegnate: le quali in verità sono tali, come lo stesso autor mi assicura, che mostrano aver Niccolò superato tutti gli altri scultori non sol del suo secolo, ma anche de’ due susseguenti; e che Luca Signorelli, Michelangiolo ed altri di esse si giovaron non poco in alcune loro opere. Dal che egli trae argomento a confermare ciò che nelle Lettere sanesi avea asserito, e ciò ch’io pure ho accennato fin dal tomo precedente, Pisa essere stata veramente l’Atene delle belle arti nel loro risorgimento in Italia. Questo scrittor medesimo , e dopo lui il sig. Alessandro Morrona nella sua Pisa illustrata, hanno più diligentemente trattato delle opere di scultura e d’architettura di Niccola e di Giovanni.