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TE11ZO 7 I t d’eleganza e di gusto già da molti secoli sconosciuto. Le stesse massime e gli stessi principii che fecer rivolgere gl’Italiani alle lettere e alle scienze, gl’invogliarono ancora di rendersi segnalati nelle arti. Le città che reggeansi a foggia di repubbliche, gareggiavano le ime eolie altre in potere e in ricchezze. Se da ciò nacquero dissensioni e guerre funeste, ne nacque ancora una lodevole emulazione nello stendere il loro commercio, nell’inalzare vaste e magnifiche fabbriche, nel rendersi oggetto di maraviglia a’ vicini non men che a’ lontani. I principi che in qualche parte d’Italia ebbero signoria , molti de’ quali furono di animo nobile e generoso, concorser non poco colla lor magnificenza ad abellire e ad ornare le loro città. Quello spirito di gelosia e d’invidia che moveva un popolo a’ danni d’un altro, e che fu cagione di rovine e d’incendii! così frequenti moveva ancora i vinti a riparare i sofferti danni; e una città che fosse stata incendiata, non credeasi vendicata abbastanza, finchè non sorgea dalle sue rovine più bella e più maestosa di prima. Così dalla stessa origine moveano i danni insieme e i vantaggi, o, a dir meglio, così l’ingegno e il valore degl’italiani sapea raccogliere frutto dalle loro stesse sventure. Svolgiamo alquanto più a lungo ciò che ora abbiamo accennato , e cominciamo da quelli in cui singolarmente si diè a vedere la pubblica magnificenza, cioè dall’architettura. II. Di tante città delle quali abbiamo le antiche Cronache nella gran Raccolta del Muratori, appena ve n’ha alcuna di cui non leggasi che in questo secolo fece innalzare il palagio del n. Opere inagrì ti« he «li ar IniMtura fatte in Italia a questa et’«. J