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TERZO 7OO di altri Domenicani abbandonare le loro cattedre e le lor case, e rinchiudersi in povero chiostro. Abbiam veduto F. Giovanni da Vicenza favellare a una moltitudin prodigiosa di popolo accorso dalle città di Lombardia, e condurla alla pace. Altri religiosi dell’Ordine de’ Predicatori e de’ Minori abbiam pure veduti correre le città d’Italia, e coll’efficacia de’ loro ragionamenti acchetar le discordie, riformar gli Statuti, toglier gli abusi. Qual era dunque questa sì robusta eloquenza che produceva sì strani effetti? Qui è dove cresce la maraviglia. Noi abbiamo ancora i Discorsi e le Prediche di S. Antonio da Padova, il quale non cedette ad alcuno e nell’avere schiere foltissime di uditori, e nel raccogliere da’ suoi ragionamenti frutto non più veduto. Or io credo che se alcuno al presente si facesse a dire dal pergamo cotai sermoni, ei sarebbe ben lungi e dal mirarsi affollato da immensa turba di attoniti uditori, e dal vederne quegli effetti maravigliosi ch’erano allor sì frequenti. Essi non sono comunemente tessuti che di varii passi della sacra Scrittura e de’ Padri, di riflessioni semplici e famigliari, senza ornamento alcuno di stile, senza forza e profondità di discorso, senza varietà di figure, senza in somma alcun di quei pregi che or formano, o, a dir meglio, che hanno sempre formato il carattere di un eloquente oratore. Come dunque da sì lieve cagione sì grandi effetti? A ben intenderlo convien ricorrere, per quanto a me pare, a tutt’altri principii che a quelli dell’artificiosa eloquenza. Que’ sacri oratori erano comunemente uomini di santa vita e d’illibati costumi; Tiraboschi, Voi. IV. 45