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TF.RZO (jyi emendar facilmente, volle anzi essere infamato qual falsatore, che confessare d’avere errato per ignoranza; e perciò dovette abbandonare la patria: racconto che oltre l’esser contrario a ciò che ne dicono Ricordano autore contemporaneo , e lo stesso Brunetto, pare ancora sfornito di ogni verisimiglianza; perciocchè io non mi persuaderò così facilmente che Brunetto volesse piuttosto incorrere T infamia ad un falsario dovuta , che quella tanto più lieve che nasce da un involontario fallo. Un inedito comentatore di Dante, citato dal Mehus (Vita Ambr. camald, p. 159), dice che Brunetto in Parigi tenne scuola di filosofia. Se noi sapessimo a qual età fosse vissuto chi così scrive, potremmo conoscere qual fede gli si debba. Niun altro certamente ci ha di ciò lasciata memoria. Fino a quando si stesse; Brunetto in Francia, non si può precisamente determinare. Ma è probabile che non pochi anni vi si trattenesse; poichè, come vedremo frappoco, egli e vi apprese perfettamente la lingua, e in questa scrisse più libri. Il giovane Ammirato racconta (Giunta alla Stor. dell’Amm. t. 1, p. 169) che Brunetto l’anno 1284 era sindaco del Comune di Firenze; il che, se è vero , ci mostra che almen 1 o anni innanzi alla sua morte egli tornò in patria; perciocchè morì in Firenze l’anno 1294, per testimonio di Giovanni Villani: Nel detto anno 1294 mori in Firenze un valente Cittadino, il quale ebbe nome Messer Brunetto Latini (l. 8, c. 10). Il che pur si conferma da un codice della Magliabecchiana citato dal ch. Mazzucchelli (l. cit. nota 7).