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TERZO GG~ Finse egli adunque che venuto fosse a Bologna un certo eccellente oratore detto Roberto , e scrisse ei medesimo una lettera sotto il nome di questo eloquente straniero, con cui sfidava a una pubblica disputa Buoncompagno, vantandosi di volerlo costringere a vergognarsi della sua propria ignoranza. Gli altri maestri e i nemici di Buoncompagno appena ebber veduta tal lettera, cominciarono a farne elogi grandissimi, e a mostrare disprezzo sempre maggiore del povero Buoncompagno, il quale frattanto scrisse una lettera di risposta al finto Roberto, accettando la sfida che égli gli proponeva. Pertanto nel dì prefisso radunatisi nel tempio metropolitano tutti i professori e gli scolari dell’università di Bologna, vennevi ancor Buoncompagno, e si pose a sedere su un tribunale che perciò era stato innalzato. Ei rivolgevasi or ad uno or ad un altro, chiedendo quando sarebbe venuto il sì aspettato Roberto: e godeva nel rimirare i suoi nemici che non veggendol! venire, andavan dicendo che egli indugiava per qualche impedimento eli’era gli sopraggiunto, ma che fra pochi momenti sarebbe venuto. Ogni uomo non conosciuto ch’entrasse in chiesa, gridavano alcuni, Ecco, ecco Roberto. Ma Roberto non mai veniva. Buoncompagno dopo alcun tempo fingendosi annojato , Venga, esclamò, venga innanzi Roberto: egli ci ha qui invitati e poi si beffa di noi, come se fossimo tanti stolidi animali. Molti risposero che non v’era in tutta la chiesa Roberto alcuno. Allor finalmente levandosi Buonc ompagno , Eccovi, disse y il vostro Roberto: