Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/686

TERZO G65 scriver si debbono da’ papi, da’ principi, da’ prelati, da’ nobili e da ogni altro ordine di persone. Io credo perciò che sia questa quell’opera stessa di cui il du Cange cita un codice ms. (App. ad Glossar, gr.), e che s’intitola Ars Dictaminis; e stralciati pure da essa io penso che siano e quel Liber de Ordinatione Dictionum artificiosa et naturali, e quello de Stilo Epistolari, che trovansi ne’ Catalogi de’ Manoscritti d’Inghilterra e d’Irlanda (t 1, p. 262 ,• t. 2 , p. 8- ,• De Prof. Bon. t. 1, pars 1, p. 510). Anche nella biblioteca del re di Francia troviamo di questo scrittore; Summa Dictaminis sex Libris comprehensa (Cat. Mss. Bibl. reg. t. 4 j cod. 8654), e un libro che forse è diverso da tutti i fin qui mentovati, intitolato Pratum Eloquentiae (ib. cod. 7751), il qual codice si dice scritto l’anno 1226. Finalmente è probabile che sia opera del! nostro Buoncompagno un libro intitolato: de Malo Senectutis et Senio ad Venerabilem Patrem Dominum et benefactorem praecipuum Ardingum Dei gratia Episcopum Florentium, di cui rammentasi un testo a penna dal ch. conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t.. 2, par. 4. p. 2368). Ardingo fu vescovo di Firenze dal 1230 fino al 1249 (Ughell. Ital. sacra t. 3. in Episc. Florent.); e forse Buoncompagno, allor quando fi}’ritorno a Firenze, come sopra si è dettof cercò con tal libro di ottenerne la protezione, o avendone ricevuto qualche beneficio, volle con ciò mostrarsegli riconoscente. V. Tutte queste opere di Buoncompagno ci fan conoscere che egli era uomo di mollo studio