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TERZO •* 655 romanac. In fatti in questa edizione non sol non leggesi il verso poc’anzi recato, ma al poema si premette un’elegia, in cui l’autore dice di essere stato esortato dal papa a intraprendere f apologia di quella corte. E forse non mal si apporrebbe, chi sospettasse che il detto verso fosse stato aggiunto dal Flaccio, o da altro Protestante, per volgere in ironia ciò che nel decorso del poema sembrava detto con verità. Or di questo poema ancora si fa comunemente autore Gaufrido, e ciò argomentasi dal vedere che questo è il nome del principale interlocutore di questo poetico dialogo. Ma a me sembra troppo difficile che possa essere il medesimo l’autore della Poetica Nuova e di questo poema. In questo veggiam espresso il cappello rosso de’ cardinali, de’ quali così dice il poeta: Vestibus incedunt communibus; attamen illud Quod caput insignit, ut rosa verna rubet. v. 617. Non v’ha chi non sappia che questo ornamento fu dato ai cardinali solo nel Concilio di Lione del 1245, e perciò è certo che qualche tempo dopo questo concilio fu composto il poema di cui parliamo. Or ciò presupposto, se Gaufrido fin dall’anno 1190 era già in età sufficientemente matura per entrare a parte della guerra sacra, è egli probabile che 60 anni dopo avesse ancora e forze per ritornare da Roma in Inghilterra , e brio per poetare? Io so che ciò non è del tutto impossibile, ma so ancora che non è sì agevole ad avvenire. L’autore di questo