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TERZO OòiJ ancora nelle polverose biblioteche. Ma anche questi rozzi componimenti son di qualche vantaggio non a formare un elegante poeta, ma a darci de’ lumi sulla storia e sul gusto de’ secoli bassi. Cristiano Daumio fu il primo che intraprendesse di darlo alla luce; e abbiamo più lettere da lui perciò scritte al celebre Magliabecchi (Epist. cl. German. ad Magliab, p. 107, ec.), dalle quali si vede quanto ei fosse sollecito e nel cercare codici antichi per farne un’esatta edizione, e nel raccogliere quante più potesse notizie intorno all’autore. Ei ne avea già cominciata la stampa; e quella parte che già erane stata impressa, conservasi nella Magliabecchiana in Firenze (Mehus, l. cit. p. 146, 147) con alcune note a penna del medesimo Magliabecchi. La morte non permise al Daumio di finire questa edizione. Il poema dunque di Arrigo fu per la prima volta dato alla luce da Policarpo Leisero nella Storia de’ Poeti de’ secoli bassi da lui pubblicata l’anno 1721 (p. 453), la quale edizione però è piena di gravi errori. Un’altra ne ha fatta in Firenze il ch. sig. Domenico Maria Manni l’anno 1730, la quale duolsi il sopraccitato ab. Mehus (l. cit.) che sia priva di quei monumenti e di quelle notizie che dalle fatiche de’ valentuomini nominati poc’anzi si sarebbon potute raccogliere. In essa all’originale latino vedesi aggiunto il volgarizzamento in prosa italiana, che da alcuni fu creduto del medesimo Arrigo, ma che dal medesimo Manni si crede a giusta ragione fatto più di un secolo dopo. Il dottissimo monsignor Mansi ha pubblicate le diverse lezioni