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TEllZO 61 5 de* natii di questa città, la quale, quando ancor non avesse in questi secoli avuto poeta alcuno, porrà consolarsi di tal mancanza, col ricordare le moderne sue glorie, per cui non ha ad invidiare le altrui. XXII. È certo però, generalmente parlando, che la Lombardia ebbe ne’ primi tempi assai minor numero di poeti che le altre province d’Italia. Anzi di tutto il tratto che or viene compreso sotto il nome di Lombardia Austriaca ossia di Stato di Milano, io non trovo che due poeti dei quali possiam mostrar qualche saggio di rime italiane. Il primo di essi è quel Pietro detto della Basilica di S. Pietro, il qual cognome di antica e nobil famiglia milanese volgarmente ora dicesi Bascapè. Di lui abbiam ragionato nella prefazione al terzo tomo premessa, ove abbiamo anche recato un saggio della sua Storia del Vecchio e del Nuovo Testamento, ch’egli scrisse in assai rozzi versi italiani l’anno 1264. Di lui ha parlato l’Argelati (lì ibi. Script, mediol. t. 1, pars 2, p. 129), a cui dobbiamo la scoperta di questo antico poeta milanese, e il saggio del suo stile, ch’egli ha tratto da un codice che conservasi nella libreria della nobilissima famiglia de’ conti Archi 11ti. Intorno ad esso però ha osservato il chiarissimo co. Giulino (Mem, di Mil. t. 8 , p. 205) che l’anno 1264 correva la settima non la seconda indizione , e che il primo di giugno cadeva in domenica e non in venerdì. Egli ciò non ostante non sospettò punto di frode nel codice , che gli par certamente di questa età; ma attribuisce l’errore a irriflession del poeta. Non