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Go4 i LIBRO c da Riccardo da S. Germano (ib. voi. -¡.p. 972), i quali raccontano che l’anno 1190, quando Tancredi fu coronato re di Sicilia , fu mandato da Arrigo imperadore a contrastargli quel regno; e Riccardo gli dà il nome di maresciallo dell’impero: Quemdam Henricum Testam Imperii Marescalcum.... mittit; nel che però egli non fu troppo felice. Se questo Arrigo fosse di patria siciliano, que’ due scrittori nol dicono; e il vederlo onorato della dignità di maresciallo dell’impero, prima che l’imperador Arrigo fosse padrone della Sicilia, pare che ce ne debba render dubbiosi. Nondimeno potrebbe anche pensarsi che Costanza zia di Guglielmo II re di Sicilia , e moglie dell’imperadore, seco avesse condotto questo ufficiale dalla Sicilia in Alle- magna , e eh’egli avesse ivi ottenuta quell’onorevole carica. Or se è questo l’Arrigo di cui abbiamo poesie , ei dee certamente riporsi tra gli antichissimi poeti italiani. Ma non abbiamo motivo per cui attribuirle all’uno piuttosto che all’altro, e forse diverso da amendue fu l’autor delle rime che abbiamo sotto un tal nome. Siciliani diconsi parimente e Stefano protonotario da Messina (Crescimb), t. 2 , par. 2,p. 21), di cui ci persuadono che vivesse a questa età le molte voci provenzali di cui ha sparse le sue rime; e Jacopo da Lentino notajo, di cui lungamente parla il Mongitore (Bibl. sic. t. 1, p. 299), e che accennasi ancor da Dante (Purg. c. 24, v. 56) il quale inoltre ne ha recitato un verso, ma senza nominarlo (dcEloq.p. 267), cioè (quello: Madonna, dir vi voglio , il qual trovasi in una canzone di Jacopo pubblicala