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TERZO 5g9 XVI. Guido era grande amico di Dante, il quale ne ragiona assai spesso nelle sue opere, e il chiama primo tra’ suoi amici (Vita nuova p. 7, 3a, ed. Zatta); e ne’ suoi libri della Volgare Eloquenza ne reca talvolta de’ versi, benchè allora comunemente il chiami Guido da Fiorenza (p. 196, 308, 310). Egli ne fa ancora menzione nella sua Commedia, dicendo che questo Guido avea oscurata la fama delT altro più antico , cioè del Guinicelli. Così ha tolto l’uno all’altro Guido La gloria della lingua , ec. Purg. c. 11, p. 97. Intorno a che veggansi le riflessioni di Cristoforo Landino citate dal conte Mazzucchelli (nota 6), nelle quali dimostra quanto fosse il Cavalcanti superiore nel poetare agli altri poeti non sol più antichi di lui, ma ancora contemporanei. A ciò nondimeno sembra opporsi ciò che abbiam veduto poc’anzi affermarsi da Dante, cioè che Guido pareva che poco pregiasse Virgilio, il che a valoroso poeta troppo si disdirebbe. Ma il Boccaccio nel suo Contento a come se fosse già morto, quando questo poeta scrivevi! il canto x dell’Inferno. Ma , a dir vero , nel medesimo canto al v. ito Dante ci mostra ch’egli era allora ancor vivo, perciocché cosi dice: Aliar come di mia colpa compunto Dissi: or direte dunque a quel caduto, Che ’l suo nato è co* viri ancor congiunto. E perciò non deesi notar d’errore il Bayle che avea asserito raccogliersi da questò canto che Guido ancora vivea.