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TERZO 589 fosse nato, e nell’altra tenesse scuola, sarebbe a bramare che da lui si fosse non solamente asserito, ma provato ancora (*). Un altro poeta ancora veggiam rammentato da Dante che ne reca un verso, cioè Rinaldo d’Aquino (p. 292) che è forse (quel Rainaldo d’Aquino che noi veggiam rammentato in un antico Necrologio, ma senza spiegar in che anno morisse (Script. Rer. ital. vol. 2, p. 297), o alcun di quelli del medesimo nome, che dal co. Mazzucchelli si annoverano (Script. ital. t. 1, par. 2, p. 915). Alcune poesie ne ha pubblicate l’Allacci, e alcuni frammenti, che il Crescimbeni dice migliori di esse (t. 2, par. 2, p. 27), ne son citati dal Trissino e da altri autori che dallo stesso Crescimbeni si annoverano. Nel medesimo luogo Dante recita un verso del Giudice di Colonna da Messina, cioè di quel medesimo Guido Colonna di cui fra gli storici abbiam parlato; e di lui in fatti abbiamo alcune poesie nella Raccolta dell’Allacci, e una canzone in quella de’ Giunti (p. 215). Finalmente Dante parla con molto onore di Gotto mantovano (p.312), di cui dice che molte belle canzoni avea composte, e di cui abbiam detto, nel precedente capo, che è probabilmente il medesimo col famoso Sordello. (’) Oltre Bandino da Padova, un altro più antico poeta volgare ebbero i Padovani, di cui però ignorasi il nome, e il eli. ab. Giovanni Brunacci ne ha pubblicato e dichiarato un componimento poetico nella sua Lezione d’ingresso nell’Accademia de’ Ricoprati, stampata in Venezia nel 1759.