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TERZO 583 chi ili essi ciascuno appartenga. Nè altro abbiam del Ghislieri; perciocchè, comunque net;li antichi poeti pubblicati dopo la Bella Mano di Giusto de’ Conti veggansi alcune poesie a lui attribuite, il Crescimbeni però (t. 2, par. p■ 9) ’1 Quadrio (t. 2, p. 156) affermano di aver vedute quelle rime medesime in codici antichi attribuite al Guinicelli. Di Fabrizio ancora nulla ci è rimasto (a), e non abbiano neppure argomento che ci determini il tempo a cui essi precisamente fiorirono; benchè il parlarci che Dante fa di essi, come di persone già trapassate, ci mostri che dovean già esser morti innanzi alla fine del secolo XIII, il che è ciò solo, a mio credere, che intorno ad essi si può stabilire. Di Onesto alcune poesie ha pubdicate l1 Allacci; ma esse sono, come avverte il Crescimbeni (l. cit. p. 43) j le più infelici e scipite; e migliori son quelle che ne han pubblicate i Giunti (p. 206, 263, ec.), tra le quali veggonsi alcuni sonetti di proposta e di risposta tra lui e Cino da Pistoja; de’ quali poeti (due altri somiglianti sonetti si trovano dopo la Bella Mano di Giusto de’ Conti (p. 124). Egli, secondo alcuni autori allegati dal Crescimbeni e dal Quadrio (l. cit. p. 173), fu figliuolo del celebre giureconsulto Odofredo, secondo altri ne fu nipote per mezzo di Alberto figliuolo dello stesso Odofredo. Inoltre, secondo alcuni, (ai Di questo Fabrizio, eh- più propriamente dovrebbe (tirsi Fabbruzzo, e che tu della nubilissima lamblia de’ Lambertazzi, e cosi pure di Guido Ghislieri, esatte notizie si posson vedere presso il sopì addetto ro. Gio-