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58o LIBRO Guido, cui egli chiama padre suo e di tutti gli altri poeti. (Quali nella tristizia di Licurgo Si fer due figli a riveder la madre, Tal mi fed io, ina non a Unito inmrgo , (titillar io udì nomar se stesso il padre • Mio, e degli altri miei miglior, che mai Rime; d’amor usar dolci e leggiadre. Guido interroga Dante per qual ragione avvenga che tanto si rallegri al vederlo. Ecco la risposta di Dante: Ed io a lui: li dolci detti vostri Che, quanto durerà l’uso moderno, Faranno cari ancora i loro inchiostri. L’allegrezza di Dante nel veder Guido, il nome, di cui l’onora, di padre suo e di tutti i poeti, la fama ch’egli promette alle rime da lui dettate, tutto ciò ci dimostra in quanta stima fosse avuto da Dante. Ma chi era egli questo sì valoroso poeta? Ch’ei fosse bolognese, lo afferma il medesimo Dante (De Eloq. p. 27 i, cil. Zalla), il quale forse in riguardo al Guinicelli diede sì grandi lodi al dialetto di quella città, esaltandolo sopra tutti quelli d’Italia (ib. p. 270). Benvenuto da Imola ne’ suoi Comenti più lungamente ragiona di Guido, e dice (Antiq. Ital. t 1, p. 1228) ch’egli era uomo di guerra, di nobilissima famiglia di Bologna detta de’ Principi , la quale ne fu cacciata, perchè era addetta al partito imperiale, Io trovo in fatti in un compromesso , che si accenna dal Ghirardacci all’anno 1249 (Stor. di Bol. t. 1, p. 178),