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5-3 LIIIRO legittimo del medesimo Federigo, che ribellatosi poi al padre e (da lui fatto prigione morì in Puglia l’anno 1242, dicesi che fosse poeta, e il Mongitore afferma (Bibl. sic. t. 1, p. 269) di aver avuta notizia dal celebre Apostolo Zeno di una canzone di questo principe, che questi avea presso di sè. Ma parmi assai ragionevole il ’ dubbio del Crescimbeni (Comment. t. 2 , par. 2, p. 15), che l’Arrigo poeta altri non sia che lo stesso Enzo, perciocchè a lui ancora veggiam dato un tal nome. Lo stesso Pier delle Vigne cortigiano e cancelliere di Federigo, di cui abbiam a suo luogo lungamente parlato, volle seguire il genio del suo signore, e poetò in lingua italiana. Un sonetto ne ha pubblicato , dopo l’Allacci, il Crescimbeni (ivi, t.3,p.9), il quale pure ne ha inserita nella sua opera una canzone (ivi, t. 1, p. 45) pubblicata già dal Corbinelli nelle giunte alla Bella Mano di Giusto de’ Conti, oltre alcune altre scritte a mano, che da lui si accennano (ivi, t. 2, par. 2 , p. 7). Finalmente Manfredi, altro figliuol naturale di Federigo II e re di Sicilia, dilettavasi egli pure di poesia; e benchè niuna cosa ci sia di lui rimasta, come osserva il Crescimbeni (ivi, p. 38), nondimeno non solo Dante a lui pure, come si accennan gli sludi podici del re Enzos Erat nutriti Rex Hrncius naturali* , idest non ir“Itiruus filiuv Eridurici Imperatoris quondam depositi, et erat vallili homo et valdr cordatiti, idest magnifici cordi*, et pròbus, amativi, et solati asm, homo , quando volebat, et cantionum inventar, et multimi in bello audneter se expottcbal prriculU. Puirher homo futi niediocrisque stature.