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38 MURO «la Imola, il qual però ne reca per principal cagione l’invidia de’ cortigiani. La troppa felicità, dic’egli (in Exceptis, l. c), eccitò contro di lui l invidia c Podio di molti; perciocchè gli altri cortigiani e consiglieri veggendosi tanto più abbassati, quanto più ei levavasi in alto, cominciarono ad apporgli falsi delitti. Altri dicevano ch’egli era divenuto più ricco dclFimperadore medesimo; altri, che si arrogava la gloria di tutto ciò che facevasi da Federigo; altri, che scopriva i segreti al romano pontefice; altri, altre cose. Di che sdegnato l imperadore, il fece acciecare, e chiudere in carcere. Ed egli non soffrendo trattamento sì indegno, da se stesso si uccise. Aggiugne che alcuni scrivono che condotto insieme con Federigo per la Toscana, ed ivi chiuso nel castello di S: Miniato, diè del capo nella parete, e cadde morto; ed altri narrano che stando egli in un palagio che avea in Capova sua patria, mentre di colà passava l’imperadore, gittossi dalla finestra. Ma checchè ne dicano altri, conchiude Benvenuto, io penso ch’ ei si uccidesse in prigione, perchè non parmi verisimile che l’imperadore, dopo averlo acciecato, il traesse seco, o gli lasciasse la libertà, potendo a ragion temere che egli, comunque cieco, non macchinasse vendetta contro di lui. XI. Da tutte le cose fin qui riferite parmi che si possa raccogliere probabilmente che Pier delle Vigne non fu veramente reo d’alcun delitto, ma che l’invidia de’ cortigiani il trasse in rovina; che Federigo da essi ingannato il fe’ acciecare; e che Pietro disperatamente si diè