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TERZO 551) CronacJie non ci bau tramandali i nomi di questi ambasciadori 5 e di Lanfranco non ci danno altra più certa notizia. XXIL Questi sono gl’italiani che nel XIII secolo coltivaron con lode la poesia provenzale, della maggior parte dei quali ci son rimaste pruove del poetico loro valore (’). Ella seguitò ad essere coltivata in Francia anche nel sccol seguente) ma in Italia ella fu quasi interamente dimenticata, benché pure nella serie di essi tessuta dal Crescimbeni e dal Quadrio uno o (*) Oltre i poeti provenzali da noi nominati, alcuni altri Italiani s’incontrano nell’opera di M. Millot, come il Monaco di Fossano (t. Lauza che avea il titolo di marchese (ib.p. 3 io), Guglielmo Boyer di Nizza, di cui narra fra le altre cose che presentò al re Roberto di Napoli un’opera assai erudita intorno alla storia naturale (t. 3, p. 271), e ad essi deesi ancora aggiugnere Lambertino di Buvarello bolognese, di cui alcune poesie si contengono nel bel codice Estense da noi più volte citato. « Di questo Rambertino o Lambertino Buvarello, che fu d’illustre famiglia e onorato di cospicue dignità, veggansi esatte notizie negli Scrittori bolognesi del co. Fantuzzi (t. 2, p. 350, ec.). A questi poeti provenzali italiani un altro dovrebbe aggiugnersi, ma tale da non gloriarsene molto, se dobbiam credere al carattere che ne fa Pietro d’Alvernia che vivea al principio del XIII secolo, il quale in un suo componimento, riferito da M. Millot, così ne dice: Il duodecimo (parla di alcuni poeti provenzali) è un picciol Lombardo nominato Sicardo. Egli appella poltroni i vicini suoi; e ad ogni pericolo frigge. S} insuperbisce delle arie grossolane ch’egli adatta a parole le quali non hanno senso. Sarebbe mai questi il celebre Sicardo vescovo di Cremona, che a questi stessi tempi vivea? Ma chiunque egli sia, non è a far molto caso dell’odioso carattere che ne fa Pietro d’Alvernia poeta orgoglioso e satirico, e perciò poco degno di lede ». X\li. Quando « pcn In* rcsaasac in Italia la pot-sia jil u’ l’iualir.