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508 unno lui il Crescimbeni (L 2, par. i, p. 131) e il Quadrio (l. c. p. 335) raccontano, cioè ch’egli fosse da’ suoi mandato col titolo di ambasciadore a Raimondo conte di Provenza, e che questi avesse assai caro Lanfranco, e che per riguardo a lui prendesse Genova sotto la sua protezione, e che nel ritornarsene alla patria fosse dagli assassini ucciso l’anno 1278, io temo che debba aversi in quel conto che abbiam veduto doversi fare comunemente delle Vite de’ Poeti provenzali, di cui essi ci han fatto dono. E basti il riflettere che f ultimo Raimondo conte di Provenza era morto l’anno 1245, e dopo lui quella contea era passata nella real casa di Francia per le nozze di Beatrice figliuola di Raimondo con Carlo di Angiò fratello del re S. Luigi, e poi re di Sicilia. Forse potrebbe Lanfranco aver avuta parte nell’ambasciata che l’anno 1249 inviarono i Genovesi al re di Castiglia S. Ferdinando, come leggesi nelle Cronache genovesi (Script. Rer. ital. vol. 6, p. 516), ove però, forse per errore di stampa, ei dicesi Federigo. Ma le stesse Perigord; ma eh’ei non vuole negare eh’ei fosse italiano d’origine, e che certo visse in Lombardia , come ci mostra anche un componimento eh’egli ne riferisce. Di Pietro della Rovere ei non fa motto. Parla di Giolfredo Rodello (l. 1, p. 85, ec.), ma non esamina l’autorità ilei Rossotto che il dice piemontese, nè quella degli scrittori genovesi che fanno loro concittadino Guglielmo Figuiera (/.a, p. 448» ec.), e passa anche sotto silenzio Raimondo Feraldo. Nel parlar finalmente di Lanfranco Cicala esamina assai superficialmente la vita di questo poeta, di cui per altro ci dà tradotti parecchi componimenti (t. 2, p. i 53, ec.).